sabato 9 maggio 2020

Zingari Senza Political Correctness, Realta' Poco Conosciuta

Zingari antichi e moderni. Lo scandalo della verità

Per merito della ultima newsletter di Radio Spada che ho ricevuto per email (molto interessante, a cui invito ad iscriversi) ho appena (ri)scoperto che le Edizioni Radio Spada nel 2016 pubblicarono Zingari antichi e moderni. Lo scandalo della verità di Raimondo Gatto, nato ad Algeri nel 1947 da coloni italiani, che visse a Torino gli anni di piombo, durante i quali costitui' la Gioventù Cattolica Tradizionalista, ed e' attualmente collaboratore del sito tradizionalista Agere Contra.

L'argomento mi interessa perche' se ne sente parlare poco, ma ricordo che fin da piccola (sono nata nel 1954) la mia famiglia mi metteva sempre in guardia contro gli zingari.

E' venuto poi il '68, la Sinistra si e' progressivamente impadronita del potere culturale che da allora non ha mai mollato qualunque fosse il governo (in Italia come in Gran Bretagna, mia seconda patria), finche' essa si e' imposta definitivamente (per ora, ma si spera non per sempre) con l'ideologia del politicamente corretto, che in fondo altro non e' che marxismo culturale con varie e sempre piu' eversive aggiunte, un po' come le lettere che si affiancano all'acronimo LGBT, allungandolo sempre di piu'.

Allora e' diventato "razzista", un termine di abuso quasi peggiore di assassino (anche se migliore di anti-semita), dare qualunque giudizio critico sugli zingari, cosi' come su qualsiasi altro gruppo di "vittime" a priori, a prescindere, predefinite sulla base dell'ideologia (eccome!) dominante.

Per un po' ho dubitato anch'io che la mia famiglia, come la maggioranza dei suoi contemporanei, potesse aver avuto pregiudizi nei confronti degli zingari, e non trovavo informazioni che mi potessero indirizzare in un senso o nell'altro.

Poi lessi uno scritto di Don Curzio Nitoglia sull'argomento, che non ho piu' trovato fra i link che conservo ma presumo sia lo stesso che trovo adesso tramite Google, cioe' la sua recensione a questo libro, in cui dice:
Penso sia utile studiarlo per capire il “misterioso” mondo degli zingari che ci circonda, di cui poco si conosce e che in questi tempi di immigrazioni di massa può causare non pochi problemi di convivenza nei nostri Paesi già tanto provati da forti crisi economiche e dall’invasione continua di immigrati clandestini e di islamici, che stanno sconvolgendo la nostra esistenza.
Chiaramente un cattolico non puo' condividere il razzismo biologico, che e' in antitesi non solo con l'universalita' della Chiesa, ma anche con il libero arbitrio a causa della sua sottintesa predeterminazione genetica.

Per questo Don Curzio si preoccupa di iniziare con una menzione della buona documentazione del libro, che "si basa su una vasta bibliografia scientifica per nulla influenzata da pregiudizi razziali e se l’Autore cita qualche studioso troppo partigiano o eccessivamente nemico del mondo zingaro lo dice chiaramente e fa capire che le loro asserzioni non possono essere prese senza il dovuto discernimento".

Il libro di Raimondo Gatto descrive la storia degli zingari, la loro origine geografica in India, il loro arrivo in Europa, e la venuta in Italia nella prima metà del Quattrocento, in carovane provenienti dai Balcani.

La ragione per cui e' difficile trovare informazioni attendibili sugli zingari, al di la' della solita propaganda immigrazionista e terzomondista, viene spiegata con l'assenza di documentazione dovuta al fatto che essi non hanno posseduto una lingua scritta e che il popolo zingaro non mostra interesse per la propria storia ma solo per leggende senza riscontro cronologico ed oggettivo. Inoltre: "Gli zingari mentono. Mentono un sacco, più di frequente e con maggiore inventiva di qualunque altro popolo", scrive la studiosa americana filo-zigana Isabel Fonseca, mentre altri autori riportano qualcosa di analogo.

Nel libro si descrivono anche persecuzioni ma, a differenza di un altro genere di narrazioni storiche in cui si ricorre al termine "persecuzioni" come se queste fossero sorte dal nulla, si chiarisce che esse sono state una reazione, una difesa di fronte a un male commesso dai "perseguitati". Tale scenario e' in netto contrasto con quanto accade, invece, nel caso delle persecuzioni in odium fidei contro i cristiani, innocenti di cui peraltro i buonisti non si preoccupano per niente o quasi.

Inizialmente gli europei accolsero con benevolenza gli zingari, ma, scrive Don Curzio Nitoglia, questi ultimi si approfittarono di tale buona disposizione:
Le popolazioni europee all’inizio furono molto generose con gli zingari reputati “pellegrini” dall’Egitto, ma col passar del tempo si avvidero che “questi erranti vestiti in modo miserabile, erano ben provvisti d’oro e d’argento, bevendo bene e mangiando meglio […] ed avevano anche una spiacevole tendenza, soprattutto le donne, di provvedersi furtivamente” (F. de Foletier, Mille anni di storia degli zingari, Milano, Jaca Book, 1990, p. 53).
L'ingenuita' dei cristiani diminui'. Subentro' quindi una reazione, con espulsioni degli zingari, le quali furono pero' rigorose solo in Olanda, che sradicò totalmente la loro presenza. Nel resto d’Europa "gli zingari riuscirono a sottrarsi all’espulsione e a sopravvivere rimanendo separati dal corpo sociale del Paese ospitante".

Sono stati compiuti tentativi di civilizzazione degli zingari, affinche' abbandonassero il vagabondaggio, rispettassero le leggi civili e si integrassero con la popolazione che li ospitava. Alcuni si sono integrati, ma non la maggioranza.

Spiega Don Curzio:
L’origine della in-assimilabilità o non-integrazione degli zingari va ricercata nei loro costumi, non è una questione di razza o di etnia, ma si tratta di una mentalità che vuol vivere liberamente al di fuori delle regole sociali...

Adriano Colocci fa un quadro sintetico abbastanza realistico della psicologia o mentalità degli zingari quando scrive: “Rigettano da sé ogni precetto imperativo della legge e le esigenze di ogni abitudine sociale e riducono al minimo la somma dei loro bisogni materiali, domandano a coloro con cui si trovano a contatto una sola cosa: l’arbitrio di vivere a modo proprio. […]. Lo zingaro, natura scaltra, superlativamente leggera, senza morale ma senza fiele, non fa mai il male per il male. È vero che non se ne astiene, se il male può essergli utile, poiché non conosce ostacoli quando si tratta di giungere a segno per soddisfare un suo desiderio, ma soddisfattolo si ferma da sé […]. Purché si senta libero e non abbia fame, nulla v’è da temere per lui."
Vi e' una sezione nel libro di Raimondo Gatto pubblicato da Radio Spada intitolata "L’illegalità come 'identità culturale'".

Anche se non riusciamo a capire perche' adottano tale modo di vivere, che a noi sembra certamente non invidiabile, cio' non significa che non sia realmente una loro scelta. Questo errore, uno dei pochi concetti freudiani, chiamato "proiezione", ereditati dalla psicologia contemporanea, che lo ha elaborato, reso piu' sofisticato e ribattezzato "dissonanza cognitiva", e' quello di partire dal presupposto che tutti gli altri vedano le cose dal nostro punto di vista. Per Freud invece era l'attribuzione agli altri dei nostri difetti.

La dissonanza cognitiva e' un errore tipico degli esponenti della Sinistra, i quali sostengono, per esempio, che chi ruba deve necessariamente soffrire la fame e sopravvalutano il rapporto causale fra disoccupazione e delinquenza, o immaginano che chi si mette su un periglioso barcone degli scafisti per arrivare alle coste europee debba per forza essere disperato.

E' anche alla base dell'incapacita' di comprendere e accettare la realta' del jihadismo musulmano da parte di una societa', la nostra, che non crede in Dio, nell'aldila' e in una ricompensa eterna per il martirio (per quanto male intesi essi siano nell'islam).

Don Curzio conclude cosi' la sua recensione del libro Zingari antichi e moderni:
Tutto ciò deve aiutarci a capire come affrontare il problema degli zingari senza cadere nei due errori opposti per difetto (buonismo) e per eccesso (crudeltà).

Stando così le cose non si può considerarli come i residenti di cui debbono essere tutelati tutti i diritti, compreso il rispetto delle loro tradizioni. Infatti la tradizione degli zingari rifiuta il modello di vita normale dei popoli civilizzati sedentari o stabili, le loro leggi e la loro cultura: si tratta di una mentalità che vuol vivere al di fuori delle regole sociali. Inoltre lo zingaro non si mescola con lo straniero. Quindi voler obbligare gli zingari a seguire l’istruzione statale è una forzatura controproducente per loro e per i nativi.

I loro costumi sono gli stessi di quando arrivarono in Europa.

Tuttavia mentre ieri ci si difendeva da essi e si cercava di civilizzarli ed evangelizzarli, oggi si vorrebbe giustificarli, accettarli come sono ed esaltare il loro modus vivendi, che porta al vagabondaggio, allo sfruttamento dei minori, all’accattonaggio e al furto.

Questa è una mancanza di buon senso che produce conflitti inevitabili tra due entità totalmente diverse e persino opposte.
Infine, dalla presentazione di Piergiorgio Seveso a Zingari antichi e moderni:
Questo libro, con grande equanimità e realismo cattolico e senza alcuna tentazione razzistica novecentesca, fornisce un quadro descrittivo, ricco e documentato, del piccolo mysterium iniquitatis zingaro: ne esce un ritratto impressionante ed esaustivo, sorprendente e illuminante di un popolo chiamato ad un destino di eterna incompiutezza e inesorabile decadenza, cui solo l’opera redentrice e civilizzatrice della Croce di Cristo, realmente abbracciata, potrebbe donare requie, dignità e giustizia.